SOUL FOOD
regia di Paola Manfredi
con Giorgio Branca e Dario Villa
In un’atmosfera da tunnel metropolitano, un incontro tra due uomini, due anime affamate: un’anima oscura e un’anima candida. Ma non è uno scontro tra il bene e il male, piuttosto tra due modi di intendere la vita: il primo è talmente mentale e cerebrale e incatenato a doppia mandata in un tunnel che non ha uno sbocco né in entrata, né in uscita, che vuol farla finita con la vita e guarda dall’alto della sua superiorità intellettuale gli altri, i comuni mortali; l’altro, che gli sta di fronte e gli offre cibo e cuore, tenta di parlargli di amore – amore per gli altri, amore per se stesso, amore per la vita – e cerca di insinuargli l’idea che tutto sta in una frase sola che bisogna avere il coraggio di dire, anche se non è facile da accettare, perché significa sapere di essere dipendenti, sapere che non puoi salvarti da solo, accettare che tutti i tuoi affanni è da lì che originano, anche se non lo sai, anche se ti sembra folle, anche se ti senti immeritevole, anche se lo rifiuti, anche se lo neghi con tutte le tue forze, anche se scegli di non credere, anche se remi contro o neanche sai di remare.