LA MITE
liberamente tratto dal racconto di Fëdor Dostoevskij
adattamento e regia di César Brie
con Daniele Cavone Felicioni e Clelia Cicero
bambola realizzata da Tiziano Fario
musiche originali Pietro Traldi
costumi Elisa Alberghi
scene Roberto Spinacci
disegno luci Sergio Taddo Taddei
“Finché lei è qui va ancora tutto bene, posso andare a guardarla ogni istante, ma domani che la porteranno via, come farò a rimanere da solo?”
Questa disperata domanda è l’inizio della vicenda.
La Mite è un racconto che Dostoevskij ha scritto prima di fare I fratelli Karamazov, ispirandosi a un fatto di cronaca che lo aveva molto colpito: il suicidio di una ragazza definito dai titoli dei giornali un suicidio mite. L’originale ci presenta un uomo disperato che vuole capire perché sua moglie si è uccisa e fa una specie di lungo soliloquio nel quale ricerca le ragioni di questo atto disperato. Nel nostro spettacolo invece abbiamo fatto parlare entrambi.
Il testo è del 1876 e lei, la Mite, disegna un’inquietudine che ha già
la complessità della questione di genere, tanto più potentemente insidiosa e attuale in quanto ancora priva di sovrastrutture ideologiche.
“Questo spettacolo è la bellezza che salverà
il mondo. Perché Dostoevskij è Dostoevskij
e César Brie è César Brie. Non mi è mai capitato
di uscire da teatro con le lacrime agli occhi.
C’è sempre una prima volta…”
(Clizia Gurrado, Portami a teatro)